
«La memoria non è qualcosa di concluso: è un progetto in divenire, che spetta a ognuno di noi nel valore fondativo del Paese». Giorgio “Getto” Viarengo, storico e scrittore, racchiude in questa frase il lavoro di ricerca sul territorio del Tigullio e del suo entroterra che è sbocciato in un’iniziativa preziosa dal punto di vista storico e, perché no, per un turismo escursionistico dedicato a chi è appassionato di storia. La nostra Storia. Quella con la S maiuscola.
La nuova Mappa dei luoghi della Resistenza nel Tigullio

Il progetto di cui parliamo è la nuova Mappa dei Luoghi della Resistenza del Tigullio. L’autore è Matteo Brugnoli, che un anno fa ha deciso di geolocalizzare tutti i siti della zona che richiamassero i fatti avvenuti dal 1943 fino alla Liberazione. E sono davvero tanti. Tantissimi. Un susseguirsi di segni di localizzazione che sembrano sbocciare sulla mappa di Google Earth e danno un colpo d’occhio impressionante. Rendono subito l’idea della rilevanza e della capillarità che ebbe l’azione della Resistenza partigiana nel nostro territorio.
Il lavoro di Matteo Brugnoli è stato presentato di recente a Santa Margherita Ligure, nello Spazio Aperto di via dell’Arco, in occasione di un evento organizzato dall’Anpi Santa Margherita-Portofino nell’ambito delle celebrazioni dei cent’anni dalla nascita di Aldo Gastaldi “Bisagno”, Primo Partigiano d’Italia.
La fase di geolocalizzazione
La mappa è un po’ l’evoluzione 2.0 di un progetto in versione cartacea iniziato circa vent’anni fa dallo stesso Viarengo: una rassegna di lapidi, cippi commemorativi ma anche pietre d’inciampo virtuali (simboleggiate con una Stella di David) che indicano i luoghi in cui i 44 ebrei che allora vivevano nel Tigullio sono stati catturati dai fascisti (solo uno di loro, che abitava a Rapallo, fu arrestato direttamente dai tedeschi) per essere condotti al campo di smistamento di Fossoli e, da lì, nell’inferno di Auschwitz. Ad oggi, i luoghi geolocalizzati sulla mappa sono ben 116, anche se il lavoro è in divenire.
«Ho pensato di digitalizzare dati e informazione con possibilità di integrarli, quindi è un lavoro sempre vivo e attivo – spiega Brugnoli – Mi sono appoggiato a Google Maps, strumento di facile consultazione; un anno fa ho poi pensato di creare un sito (https://mapparesistenzatigullio.com/). Cliccando su ognuno dei segnali di geolocalizzazione, si apre una scheda in cui si racconta la storia del luogo, con un rimando a link esterni per approfondire».
Gli Itinerari della Resistenza

Un lavoro certosino, insomma. Frutto di ricerche online, in archivi e biblioteche, ma anche di testimonianze raccolte alle varie commemorazioni organizzate dall’Anpi. «Con il trascorrere dei mesi e grazie anche alle correlate pagine social, la mappa ha iniziato ad avere un ottimo riscontro e le persone hanno iniziato a inviarmi materiale» prosegue Brugnoli. Tra loro anche Claudio Solimano, guida escursionistica, intervenuto alla presentazione della Mappa digitale a Santa Margherita. Claudio ha evidenziato l’importanza e la comodità di poter consultare uno strumento del genere in tempo reale anche durante le visite guidate.
I QR code

Il progetto prosegue con una sorta di mappatura in loco, collegata a quella virtuale. Come? Nei luoghi localizzati verrà sistemato un qr code, che rimanderà alla relativa sezione del sito. In questo modo, chi arriva sul posto potrà leggere sul proprio smartphone la storia e le curiosità. Il primo qr code è stato posizionato al Casone dello Stecca, in val Cichero (Comune di San Colombano Certenoli): un luogo sacro per la Resistenza. Qui, infatti, si riunirono i comandanti “Bisagno”, “Marzo” e “Bini”, dando vita alla lotta partigiana.
A proposito di escursioni, il sito è stato recentemente aggiornato con la sezione “Itinerari”. All’interno, al momento, sono presenti tre percorsi della Resistenza: uno che si snoda nel Tigullio Occidentale, uno a Lavagna e dintorni, il terzo a Sestri Levante e nel suo entroterra.
«Quello del qr code, così come, ovviamente, i social, sono anche strumenti utili per arrivare a comunicare con i giovani, che tra non molto, a differenza della mia generazione e di quelle precedenti, non avranno più testimonianze dirette di quella che è stata la lotta partigiana di liberazione – conclude Brugnoli – Il lavoro grosso che spetta a noi, quindi, è quello di mantenere viva la memoria di quelle microstorie che, insieme, hanno composto la storia della Resistenza» .